Itinerario degli Affioramenti Geologici – Dettaglio

L’itinerario che si snoda su un percorso carrabile, attraversa una porzione di territorio al di fuori delle principali vie di comunicazione e di notevole valore paesaggistico, caratterizzata dalla presenza di affioramenti geologici di varia epoca.

Partendo dal bivio di Campagnano di Roma sulla SS. Cassia bis, si sale fino a Monte Razzano, da dove si gode di una splendida vista sulla Valle del Baccano, parte del sistema vulcanico dei Monti Sabatini, di cui sono testimonianza i numerosi crateri spenti e caldere. La valle originariamente era occupata da un lago, le cui sponde furono sede di nuclei abitati giù dall’età preistorica.

Il vulcano di Monte Razzano si è formato alla fine dell’attività eruttiva del vulcano di Sacrofano e fu caratterizzato da un’attività principalmente freatomagmatica, responsabile della messa in posto di un’importante colata piroclastica, che scivolò lungo i suoi fianchi per parecchi chilometri, ricca di grandi frammenti del substrato sedimentario, di blocchi di lava e frammenti olocristallini, sparsi in una matrice cineritica molto fine.

L’edificio vulcanico attualmente non è più del tutto integro poichè il suo fianco occidentale, ai cui piedi si estende la valle di Baccano, è stato ribassato di molte decine di metri da una faglia ad andamento NW-SE. La foto mette in evidenza la ripida parete occidentale dell’edifico vulcanico, presente inferiormente al punto di sosta, determinata appunto dalla faglia ed in cui sono visibili i prodotti eruttati da Monte Razzano.

Scendendo da Monte Razzano sulla sinistra si arriva al fontanile di Santa Maria Bona dove si può osservare il contatto tra i prodotti relativi all’attività finale freatomagmatica di Sacrofano, presenti nella parte bassa della parete, e i primi prodotti relativi a Monte Razzano, che costituiscono la maggior parte del fronte roccioso raggiungendo spessori di alcune decine di metri.

Poco più avanti i depositi di Monte Razzano presentano una ripida parete con morfologia aggettante, interessata da fenomeni erosivi di tipo fluviale dovuti ad un antico corso d’acqua, non più presente, il quale ha inciso profondamente la parte bassa della parete.

In questa stazione sono inoltre presenti alcuni elementi legati ad attività umana e all’uso di risorse geologiche: ai piedi del fronte roccioso è presente una cavità anticamente scavata nella roccia, ed attualmente protetta da strutture murarie, con funzione di cisterna che raccoglie l’acqua di falda e che alimenta il sottostante fontanile di Santa Maria Bona. l’ipogeo è stato scavato in corrispondenza di un orizzonte pedogenizzato, più impermeabile, che sostiene la circolazione idrica dell’acqua che permea nelle fratture della roccia sovrastante.

Giunti sulla Strada Provinciale Campagnanese e proseguendo in direzione Magliano si trova sulla sinistra una cava ancora utilizzata per l’estrazione di materiali inerti. Poco più avanti, sempre sulla sinistra, è situato il più interessante degli affioramenti geologici, la cava del Bruciore, di forma circolare e con altissime pareti artificiali quasi verticali, che ci permette di osservare chiaramente le scorie e ceneri di colore grigio scuro emesse dal Vulcano di Monte Ficoreto formatisi lungo il fianco settentrionale del vulcano di Sacrofano quando l’edificio centrale divenne troppo alto e il magma non ebbe più la sufficiente pressione per risalire tutto il condotto.

Dall’osservazione del fronte di cava possiamo vedere la presenza inoltre di un deposito biancastro al tetto della sequenza scoriacea di Monte Ficoreto. Si tratta del deposito della colata piroclastica superiore di Sacrofano, eruttata circa 300.000 anni fa al termine della fase stromboliana dell’attività di Sacrofano, che si appoggia sui fianchi del cono di scorie.

I livelli di scorie grossolane e i sottili livelli di ceneri intercalati sono fortemente inclinati. Questa inclinazione dipende dall’altezza a cui furono lanciati in aria le particelle, dalla velocità con cui si edificava il cono di scorie a dalla direzione dei venti al momento dell’eruzione.

Molti livelli sono inoltre discordanti ad indicare o un cambio nella direzione di venti all’atto dell’eruzione o una provenienza da un’altra bocca eruttiva. Lungo i tagli artificiali dovuti all’attività estrattiva, si possono osservare a volte delle fratture o delle piccole faglie che i interessano i depositi di Monte Ficoreto. Nella cava vengono estratte le scorie che sono utilizzate prevalentemente per la costruzione di rilevati stradali e nell’attività edilizia in genere.

Riprendendo la strada Campagnanese e procedendo sempre verso Magliano Romano, si scopre sulla sinistra una delle più belle selve del Lazio, la lussureggiante Macchia di Roncigliano, una delle ultime testimonianze della copertura forestale originale, che è stata quasi ovunque distrutta, a vantaggio di pascoli e coltivi.

Si tratta della tipica macchia mediterranea caratterizzata dalla presenza di querce (cerro, farnia, roverella, leccio), castagni, olmi, allori e di un fitto sottobosco di aceri, carpino e nocciolo, in cui vive una fauna di cinghiali, tassi, istrici e volpi. Al centro di questo bosco che copre una superficie di circa 1000 ettari, immersi nel verde, ci sono i resti del piccolo borgo medievale di Nuciglianum.

Proseguendo il cammino si incontra Il cono di Monte Maggiore che si è formato alla fine dell’attività del vulcano di Sacrofano ed è localizzato sul suo fianco settentrionale.

L’attività di Monte Maggiore fu inizialmente caratterizzata da una serie di colate laviche che si allungarono verso Nord, alle quali seguì un’attività nella quale furono eruttate scorie e ceneri. Procedendo lungo la strada sterrata per circa 200 metri, si arriva ad un vecchio fronte di cava (Cava di Magliano) oggi abbandonato, nel quale è chiaramente visibile il contatto tra la lava di base e le sovrastanti scorie e ceneri.

Proseguendo ancora per circa 400 metri, sulla sinistra è presente una seconda cava in attività . I fronti di cava mettono in luce come i depositi scoriacei grigio-rossastri relativi all’attività di Monte Maggiore sono ricoperti dai prodotti finali freatomagmatici di Sacrofano di colore biancastro. Il passaggio tra queste due unità, in realtà, non avviene in maniera netta, ma, poichè per un periodo l’attività dei due centri eruttivi è grossomodo contemporanea, si determina un alternanza dei livelli relativi al vulcano di Sacrofano e a quelli relativi al cono di scorie di Monte Maggiore.

In questa cava vengono estratte le scorie che vengono utilizzate prevalentemente per la costruzione di rilevati stradali, mentre nella cava abbandonata si coltivavano le lave per la produzione di inerti per l’edilizia.

Lasciando la strada Provinciale Campagnanese e prendendo la Strada Provinciale di Magliano Romano in direzione Sacrofano-Formello si giunge alla Piana delle Rote. l’area non antropizzata consente suggestive vedute panoramiche sull’ambiente circostante. l’itinerario si conclude prendendo la strada Provinciale Sacrofano Cassia che riporta sulla Strada provinciale Campagnanese.

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