La valle di Baccano nel Medioevo: analisi archeologica della Torraccia del Bosco

di Michele Damiani


Abstrat
Lo studio della Valle di Baccano è stato intrapreso con lo scopo primario di chiarire le dinamiche insediative ed il ruolo svolto durante il medioevo da questa valle, oltre a quello giเ noto di stazione di posta ereditato dal periodo romano.
A questo proposito, data l’importanza della Via Cassia, dalla quale è attraversata da sud a nord, si è cercato preventivamente di ricostruire la viabilità sviluppatasi attorno a questo cratere di chiara origine vulcanica, viabilità che nel corso dei secoli è rimasta quasi del tutto invariata, fatto che ha facilitato lo studio a riguardo, e che nella maggior parte dei casi si è sviluppata proprio in relazione all’antica via consolare, il cui tracciato è stato realizzato nella metเ del II sec. a. C., sintetizzando il sistema viario etrusco precedente.
Le fonti storiche e documentarie consultate, appena sufficienti ad una ricostruzione diacronica degli eventi che hanno caratterizzato la vita della valle stessa, non risultano purtroppo coadiuvate da emergenze archeologiche, almeno per quanto riguarda il periodo medievale, o almeno, se presenti come nel caso dell’antica Osteria dell’Ellera, sono ad oggi talmente rimaneggiate da impedirne una lettura archeologica.
Il Borgo di S. Alessandro (detto poi di Baccano a partire dall’XI sec. d. C.) si svilupp๒ attorno ad una basilica martiriale nel V-VI secolo, sulle pendici sud-orientali all’interno della valle, ed è andato spopolandosi fino al completo abbandono attraverso un processo molto lento di assimilazione della popolazione e dei beni da parte di Campagnano, processo iniziato nella seconda metเ dell’XI secolo e definitivamente completato nel corso del XVI secolo, quando l’insediamento ricevette la sua ultima menzione nella cartografia dell’Agro Romano.
Solo una ricognizione in loco, al momento impedita dalla natura privata della proprietà, potrebbe porre in evidenza elementi dell’abitato medievale, del quale è rimasta traccia solo nel nome della Strada di S. Alessandra, toponimo sicuramente riferibile al Borgo.
Questa serie di dati ha convinto a spostare l’attenzione della ricerca sulla Torraccia del Bosco, fortificazione posta all’interno della sella montuosa meridionale della Valle di Baccano, della quale non esistevano, prima di questo, studi che ne analizzassero le murature e che ne aiutassero la comprensione di datazione e funzione.
L’indagine archeologica su questa struttura non ha fornito informazioni in merito alla valle in questione, dato che l’attivià di questa torre semaforica non sembra direttamente legata  alla difesa del Borgo di Baccano.
Infatti attraverso lo studio della morfologia, delle murature e della posizione occupata è stato possibile attribuirne la tipologia di torre a valle ed una datazione quasi certamente riferibile alla seconda metเ del XII secolo, dunque nel momento storico in cui il Borgo era in piena fase di decadenza e quindi difficilmente si sarebbe potuto impegnare nell’edificazione di questo complesso difensivo.
La funzione primaria di questa torre era quella di segnalazione e dunque si è proceduto con l’analisi della linea di comunicazione basata su posizioni sensibili ed elevate lungo la Via Cassia, e questo ha permesso di studiare la Torraccia del Bosco sotto una nuova luce.
La Torraccia infatti si trova all’imboccatura occidentale della Valle del Sorbo, ed ha una linea di comunicazione diretta con il Castello del Sorbo, complesso di X secolo situato su uno sperone tufaceo nel lato orientale della stessa valle e che nel XV secolo è stato rimaneggiato con l’impianto di un monastero dedicato al culto mariano.
Una ulteriore indagine sulle fonti ha permesso di individuare le vicende storiche della Valle del Sorbo nella seconda metà del XII secolo, vicende che vedono come protagonisti i monaci del monastero di S. Paolo fuori le Mura, proprietari di questi territori, che a seguito delle molte usurpazioni da parte della famiglia Teobaldi, enfiteuti del Castello e della Valle del Sorbo, riuscirono e ricondurre queste terre all’obbedienza solo grazie all’intervento diplomatico dell’Imperatore Enrico VI.
La torre potrebbe dunque essere una manifestazione di questa rinnovata supremazia, posta a difesa di un territorio nuovamente sottomesso ed a controllo di uno snodo viario dato che proprio in prossimità vi è la strada che congiungeva Formello con Cesano, dunque una funzione strategica di difesa sia attiva che passiva.
La Torraccia non presenta tracce di uno sfruttamento prolungato, fatto che potrebbe spiegarsi con l’abbandono del Castello del Sorbo nel corso del XIV secolo, e quindi con il crollo delle sue funzioni originarie dopo solo un secolo e mezzo di attività.Nel corso dei secoli successivi questa struttura è stata probabilmente sfruttata come covo dai vari banditi che hanno sempre popolato le horride selve circostanti per derubare i viaggiatori lungo la Via Cassia, ed è giunta fino ad oggi in ancora buone condizioni, conservando tutti gli elementi della muratura originaria e circa 14 metri di elevato.


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